QUATTRO PASSI… CON LO PSICOLOGO-2 Camminare. Il viaggio, la scoperta

Abbiamo già parlato dei benefici del camminare, ora approfondiremo gli aspetti coinvolti nel cammino inteso come viaggio.

Camminare a lungo porta20150524_100315 innanzitutto ad avere una diversa visione del tempo, che torna ad essere scandito da ritmi naturali e personali (la resistenza fisica, il riposo, il nutrirsi). Grazie alla lentezza del movimento e al completo coinvolgimento nell’atto del camminare, è possibile prestare attenzione al processo. In questo modo il camminatore riprende coscienza del proprio esistere, riprende contatto con sé stesso, con il proprio corpo e la propria mente, con il proprio ruolo nel mondo. Camminando si esercita il pensiero, si ha modo di osservare il funzionamento della propria mente, la direzione che i pensieri prendono, l’influenza che questo lavoro ha sul modo di affrontare il percorso.

Il cammino permette di sviluppare capacità di adattamento e di affrontare il cambiamento, anche in modo molto pratico, in quanto una camminata che preveda più giorni porta a cambiare continuamente ambiente, la propria casa, il letto dove si dorme. Tutto ciò consente di affrontare le paure legate al cambiamento e di liberarsi da quei condizionamenti di carattere psicologico che sperimentiamo nell’ambiente di tutti i giorni, facendo scelte più “nostre” e consapevoli, sviluppando flessibilità e adattabilità.

Affrontare i disagi della camminata offre molti spunti di crescita: percepire il proprio corpo nello sforzo, a volte anche nel dolore delle vesciche o dei muscoli e delle articolazioni ci fa riappropriare della capacità di ascoltare il nostro corpo nei segnali che ci manda, nelle esigenze che ci segnala e che ci troviamo finalmente ad accogliere come prioritarie. Ma anche affrontare la pioggia, il caldo, il freddo, le salite e le discese, gli animali, ci insegna ad far fronte a situazioni a cui la nostra cultura ci chiede di fuggire. L’idea che tutto ciò che non è soleggiato, pulito e controllabile sia da evitare comporta un blocco mentale che impedisce di affrontare, di vivere, delle situazione che possono essere fonti di apprendimento e di contatto con la natura, che è fatta anche di acqua e fango. Affrontare il disagio ci consente di osservare come ci comportiamo di fronte agli ostacoli e di sperimentare direttamente come in realtà sia la nostra condizione mentale a determinare la piacevolezza o meno del percorso, più che le condizioni esterne.

Il cammino è anche luogo per l’incontro con l’altro, sia esso un compagno di viaggio o persone incontrate lungo il percorso. Liberi dagli schemi della vita quotidiana possiamo vivere scambi più autentici e più aperti a un reale confronto, amplificando le capacità empatiche di comprensione e di rispecchiamento nell’altro.

Nella camminata è presente anche l’aspetto della pianificazione e dell’organizzazione: del percorso, dello zaino, della capacità di prevedere le difficoltà che si potranno incontrare, della quantità di cibo e acqua da portare.

Un aspetto che merita di essere menzionato è quello del respiro: nella concentrazione sul corpo, nel silenzio, abbiamo modo di percepirci come vivi, nel qui e ora, in un rapporto di unione con l’ambiente e con i compagni che non ha connotazioni prettamente funzionali, ma di esistenza, di complicità, di condivisione del momento presente. Camminare è quindi una forma di meditazione, grazie alla ripetitività del passo, al rapporto del respiro col movimento, che consente di osservare il fluire dei propri pensieri e a raggiungere la presenza nel qui e ora, la capacità di percepire se stessi e il mondo circostante, consentendo di raggiungere uno stato di quiete mentale e, con l’esercizio, anche di sviluppare la capacità della visione profonda, una particolare lucidità che consente di distinguere tutti i fenomeni.

Possiamo quindi concludere che impegnarsi in un viaggio a piedi e prestando attenzione a se stessi e all’ambiente si sviluppano attraverso la pratica capacità nuove, si superano i propri limiti e si scopre un nuovo modo di rapportarsi a se stessi e agli altri.

BIBLIOGRAFIA

http://www.cammini.eu/blog/psicologia-in-cammino-guido-ulula-alla-luna

Daniela Fregosi. Walking. Il camminare come strumento di sviluppo personale e professionale. www.formazione-esperienziale.it

Pagliaro, G. (2004) Mente, meditazione e benessere. Tecniche Nuove

 

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Anna Sari, psicologa

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