COME GESTIRE LA RABBIA NELLE RELAZIONI

gestire la rabbia nelle relazioniAvete presente quando state parlando con una persona (spesso il proprio partner, un amico, i figli, insomma, qualcuno che ci sta a cuore) e improvvisamente quello che vi viene detto vi fa arrabbiare? Come reagite a questa rabbia? E’ capitato tante volte anche a me: di solito si alza la voce, si scaldano i toni, e la conversazione diventa una cosa che assomiglia a “ma tu… però io…” e alla fine ci si allontana, dopo essersi detti cose spiacevoli e spesso continuando a rimuginare su questa rabbia. Ciò che ho appena descritto è piuttosto tipico e deriva da una “scarsa confidenza” con la gestione delle emozioni (soprattutto quelle dolorose) e con il loro significato. Diventa quindi importante imparare a gestire la rabbia nelle relazioni.

Partiamo da una considerazione: la rabbia esiste, e soffocarla o cercare di non viverla non serve a niente. Anzi, è dannoso: perché ci sarà comunque all’interno di noi e se non le diamo modo di esprimersi lavorerà per emergere, in qualche modo, spesso causandoci disturbi fisici di difficile risoluzione.

Allora che fare per gestire la rabbia all’interno delle relazioni?

Innanzitutto impariamo ad osservare la rabbia. Cosa sentiamo a livello fisico quando ci arrabbiamo? Quali zone del corpo vengono coinvolte? Lo stomaco? Il viso? Le gambe? Cosa succede? Sentiamo calore? Formicolio? Tremore? Ci sentiamo irrigidire? Quali muscoli sentono maggiormente questa tensione?

Questo lavoro, apparentemente lontano dalla soluzione del problema, è in realtà di fondamentale importanza per prendere coscienza dell’emozione che stiamo provando e capire il suo messaggio.

Innanzitutto, capire che siamo arrabbiati ci consente di “sospendere” momentaneamente l’azione. Quando siamo “preda” della rabbia il nostro cervello non funziona in modo normale: l’emozione attiva circuiti più primitivi che in un certo senso escludono la parte razionale del nostro cervello. Capiamo quindi che discutere da arrabbiati (la discussione è un’attività che necessita della nostra razionalità per essere proficua) è davvero un’attività poco utile. Iniziamo quindi a riconoscere che siamo arrabbiati e lasciamo che il corpo scarichi questa emozione, osservandola ed eventualmente allontanandoci dallo stimolo che l’ha generata.

Quando il nostro cervello sarà tornato in possesso delle proprie capacità più evolute possiamo chiederci cosa ci stava dicendo quella rabbia: non limitiamoci a dare tutta la responsabilità all’altro, ma proviamo ad osservare attentamente quali fragilità nostre ha colpito, quali nervi scoperti sono stati urtati e perché.

A volte a farci arrabbiare è una frase o un atteggiamento che non aveva nessuna intenzione provocatoria nei nostri confronti, ma che va a urtare qualcosa per noi sensibile: magari il nostro desiderio di essere amati, o il nostro bisogno di controllo. Ma l’altro non ha responsabilità nei confronti dei nostri bisogni e desideri, noi abbiamo la responsabilità di soddisfarli. In questo senso la rabbia è un importante segnale che qualcosa non va e che ci può stimolare ad affrontare una parte più profonda e autentica di noi stessi.

La rabbia in questo modo ci indica le ferite che ci portiamo appresso e che cerchiamo in qualche modo di lenire. Quante volte ci siamo trovati in relazioni che avevano lo scopo di “tappare” le nostre falle? Quante volte ci siamo trovati ad essere “usati” dal nostro partner per tappare le sue, di falle? Questa riflessione si applica anche ai rapporti amicali, alle relazioni genitore-figlio o a quelle sul lavoro.

E’ normale e diffuso: prendere consapevolezza delle proprie ferite necessita di un lavoro su di sé, altrimenti le riversiamo sugli altri e facilmente le vedremo frustrate, proprio perché non riconosciute.

Tu come gestisci la rabbia nelle relazioni? La soffochi o la fai esplodere col rischio di danneggiare anche la relazione?

Da oggi prova ad osservare la tua rabbia e a comprenderne il significato: sarà un lavoro impegnativo e un po’ difficile all’inizio, ma i risultati saranno importanti. E se vuoi proseguire nel percorso di crescita e maggiore consapevolezza, contattami: insieme approfondiremo l’osservazione e aumenteremo la capacità di comprensione e di consapevolezza.

BIBLIOGRAFIA

Goleman D. (1996) Intelligenza Emotiva, R.C.S, Milano

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Anna Sari, psicologa

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