COME SI PERSEGUE UN OBIETTIVO. L’INTRECCIO TRA EMOZIONI E MOTIVAZIONI

come si persegue un obiettivoIl termine emozione deriva dal latino emovere (muovere) ad indicare il valore attivante dell’emozione e il suo effetto sulla nostra motivazione ad agire. Abbiamo già visto che il significato evolutivo delle emozioni negative sia di fare da “campanello di allarme” in grado di sollecitare l’attivazione di comportamenti appropriati alla nostra sopravvivenza, funzionando quindi da spinta motivazionale. Anche le emozioni positive hanno questa funzione.

In ambito psicologico troviamo due approcci all’intreccio tra emozione e motivazione.

Secondo Atkinson (1964) le persone si distinguono per due dimensioni: la tendenza al successo e la tendenza ad evitare il fallimento. La prima si esprime attraverso il desiderio di affrontare le sfide della vita per ottenere qualcosa di ritenuto importante, la seconda si caratterizza dalla rinuncia ad agire per la paura del fallimento. In modo abbastanza intuitivo, la tendenza al successo è sostenuta da emozioni positive, la tendenza al fallimento da emozioni negative. Secondo questa teoria, la motivazione deriva dalla tendenza individuale al successo o al fallimento, dalla difficoltà percepita del compito e dall’aspettativa circa l’emozione che proveremo affrontando il compito. Questa “emozione anticipata” deriva dall’esperienza pregressa del soggetto, dagli elementi di giudizio sociale e dal sistema di valori della persona. In un’ottica di intervento si potrebbe lavorare sia stimolando una riflessione sul proprio sistema di valori e sulla dipendenza dal giudizio sociale, sia ridimensionando le aspettative di fallimento.

Secondo la teoria attributiva di Weiner ( 1985) le emozioni invece sono la conseguenza delle motivazioni espresse. Le persone tenderebbero a dare spiegazioni di successo o fallimento a seconda del proprio locus of control (centro di controllo) di tipo esterno o interno a sè. Oltre a questa dimensione bisogna considerare anche la stabilità o instabilità della spiegazione e la sua controllabilità. La stabilità si riferisce alla possibilità che le cose vadano diversamente in situazioni future, la controllabilità si riferisce alla possibilità di modificare il risultato ottenibile agendo in prima persona.

Rivestono grande importanza quindi gli stili attributivi, ovvero schemi interpretativi che le persone tendono ad adottare in modo piuttosto costante. In sostanza si hanno tendenze comportamentali, emozioni e motivazioni differenti a seconda del tipo di riflessione attuata nei confronti dei propri risultati interpretati come successi o fallimenti. L’intervento in questo caso verte principalmente sull’azione sugli stili attributivi, che possono essere ricondotti alle seguenti tipologie:

  • Impegno: i risultati dipendono dall’impegno profuso, quindi buona motivazione e aspettative positive sia nel successo che nel fallimento.
  • Impotente: attribuzione dell’insuccesso alla mancanza di abilità e del successo a cause esterne, quindi riduzione dell’impegno profuso soprattutto in situazioni in cui si è già andati incontro al fallimento
  • Negatore: convinzione di riuscire sempre anche senza impegno e attribuzione all’esterno dei fallimenti, quindi poca propensione ad impegnarsi sostenuta dall’idea di essere bravi
  • Pedina: riconoscimento di cause esterne sia per il successo che per il fallimento, quindi poco impegno e scarsa fiducia nelle proprie abilità, tendenza al fatalismo
  • Abile: convinzione di essere bravi per certi compiti, ma non per altri, quindi tendenza ad affrontare solo compiti in cui si ha già avuto esperienza di successo.

Le emozioni hanno un ruolo cruciale nel rapporto dell’individuo col mondo esterno, ma anche nella costruzione di strutture di conoscenza e direzione dell’azione. E’ difficoltoso tracciare confini netti tra emozione, pensiero e motivazione. E’ certo però che le emozioni svolgano fin dall’inizio una funzione vicaria di cognizione e motivazione e che continuino a svolgere nel corso della vita una funzione importante nell’allertare, nell’orientare e nel predisporre l’azione.

Nella misura in cui le emozioni intralciano o potenziano le nostre capacità di ragionamento, di progettare o di perseverare esse delimitano le nostre capacità di usare le nostre capacità e quindi determinano il nostro successo nella vita. Quando le nostre azioni sono sostenute da sentimenti di entusiasmo e piacere, sono tali sentimenti a spingerci verso la realizzazione. L’intelligenza emotiva è quindi un’abilità fondamentale che influenza tutte le altre, di volta in volta facilitandone l’espressione o interferendo con esse.

BIBLIOGRAFIA

De Beni R., Carretti B., Moè A.,Pazzaglia F., (2008) “Psicologia della personalità e delle differenze individuali” Il Mulino

Legrenzi P. (a cura di) (1997) “Manuale di psicologia generale” Il Mulino

Goleman D. (1996) Intelligenza Emotiva, R.C.S, Milano

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Anna Sari, psicologa

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