STRATEGIE DI SOPRAVVIVENZA ALLA VITA QUOTIDIANA

kite-surfing-1030818_1280A volte ho la sensazione di essere una formica. Piccola e in balia di enormi piedi che mi danzano sopra la testa, che per capriccio potrebbero abbattersi su di me.

Quante sono le cose che possono andare storte? Dai problemi di salute, alle difficoltà nei rapporti d’amore, ai problemi di lavoro, i contrattempi della vita quotidiana e i periodi difficili… Quando viviamo queste situazioni (ed è probabile che capiti con una certa frequenza) spesso passiamo molto tempo a pensare. Ci chiediamo cosa abbiamo sbagliato, perché sia successo proprio a noi, ci immaginiamo cosa succederà in futuro (e raramente prevediamo qualcosa di piacevole) o fantastichiamo su cosa sarebbe potuto succedere se solo…

La vita è un po’ così. Gli imprevisti non possono essere eliminati, e ci sono periodi in cui è come stare in mezzo a una tempesta. E quando questo succede i pensieri e le sensazioni di colpa, tristezza, disagio, o disperazione si fanno più intensi, lasciandoci infelici e insoddisfatti.

Ogni volta che ci troviamo di fronte a una discrepanza tra i nostri desideri e la realtà sperimentiamo qualcosa di simile. Quindi? Dobbiamo aspettare che il mondo giri come diciamo noi e che ogni piede che balla sulla nostra testa sparisca?

Si, è una strategia. Con un esito abbastanza scontato, ma è una possibilità.

Ogni volta che ci imbattiamo in uno stato di realtà che non ci piace, che non si adegua ai nostri desideri, attraversiamo delle fasi, le cosiddette fasi del lutto, che si applicano bene anche alla situazioni di crisi in generale, e non solo al lutto.

Queste fasi sono la negazione, cioè il rifiuto, consapevole, ma più spesso inconsapevole, di riconoscere la realtà della situazione. In questa fase si evita di parlare o di pensare alla situazione, fingendo che la realtà sia diversa da come è. La fase della rabbia è quella in cui ci si sente arrabbiati con sé stessi, con gli altri o con la vita. La negoziazione è il tentativo di cercare di stringere patti che modifichino la realtà. Spesso implica di illudersi che tutto andrà per il meglio o fantasticare su realtà alternative (“se solo non fosse successo…”). C’è poi la fase della depressione, da non confondere con la depressione clinica, ma che indica una reazione di tristezza, dispiacere, paura che sono reazioni normali alla perdita e al trauma. Infine la fase dell’accettazione, che è quella in cui si fa pace con la realtà smettendo di negare l’esistenza degli aspetti spiacevoli ma integrandoli nella propria esistenza. Queste fasi non seguono sempre questo percorso in modo rigido: le fasi possono sovrapporsi, invertirsi, si può tornare indietro ad una fase già vissuta…

Gli “scarti di realtà” più lievi possono essere facili da affrontare, mentre quello più gravi suscitano le emozioni descritte nelle fasi del lutto. Che strategia si può seguire quando ci si trova in questa situazione?

Russ Harris ci suggerisce un metodo che si compone di quattro passi che può essere utile per affrontare i problemi, più o meno gravi che siano, che affliggono le nostre vite. Harris ci illustra come l’Acceptance and Commitment Therapy (Terapia dell’accettazione e dell’impegno) propone di affrontare le difficoltà esistenziali.

  1. Essere gentili con noi stessi: è soprattutto nel momento in cui soffriamo che è importante avere uno sguardo gentile nei propri confronti. In realtà la reazione che ha la maggior parte di noi è quella di essere molto dura, di giudicarsi o di criticarsi. Anche se sappiamo benissimo che questo atteggiamento non ci aiuterà a risolvere la situazione. Bisogna imparare ad essere empatici nei confronti della propria sofferenza e compassionevoli verso noi stessi.
  2. Sviluppare la presenza: quando ci sentiamo sopraffatti dagli eventi è come se fossimo in un mare in tempesta. Le emozioni dolorose ci assalgono come onde e spesso ci trascinano dove vogliono, in un circuito che si autoalimenta. In questa situazione è importante imparare a “calare l’ancora” che non significa eliminare le onde, ma imparare a non farsi travolgere
  3. Trovare il proprio scopo: quando ci troviamo ad affrontare una crisi possiamo chiederci per cosa potremmo impegnarci. Possiamo insomma agire sul nostro atteggiamento : da un lato c’è l’atteggiamento di rinuncia e dall’altro quello dell’impegno in qualcosa di significativo e profondo per noi stessi.
  4. Scoprire il tesoro: a questo punto il nostro stato mentale sarà molto diverso rispetto all’inizio e saremo in grado di apprezzare i doni che la vita ha da offrire. Certo, se ora ti trovi in mezzo alla tempesta ti sembrerà impossibile che questo possa realizzarsi. E’ l’ultimo passo da compiere trovare il tesoro sepolto sotto al dolore. Questo non vuol dire negare il dolore o fingere che non esista. Ma non fermarsi a quello e imparare ad andare oltre.

Per poter realizzare questi quattro passi è però necessario sviluppare tre abilità:

  1. Presenza: è la capacità di restare ancorati al presente, nel qui ed ora. Questa è una capacità difficilissima da sviluppare, perché la nostra mente tende naturalmente ad andare altrove. Gli orientali paragonano questa tendenza della mente a una scimmietta dispettosa. Non sembra un paragone perfetto? La nostra mente produce pensieri in modo quasi incessante e questi hanno spesso la capacità di trascinarci altrove dal qui ed ora e di farci perdere elementi dell’esperienza che stiamo vivendo. Il problema è che in questo modo ci perdiamo la meraviglia che la vita ha da offrirci, che sarebbe a nostra disposizione, se solo le prestassimo la nostra attenzione
  2. Scopo: è la domanda più importante per ciascuno di noi. Cosa voglio fare della mia vita? Spesso per trovare una risposta a questa domanda si impegna la vita intera. Con la consapevolezza della ricerca possiamo indirizzare meglio i nostri sforzi.
  3. Privilegio: quando riusciamo a cogliere il privilegio insito nella Vita, come qualcosa da assaporare ed apprezzare, anziché darla per scontata, o peggio ancora prenderla come un problema, troveremo più piacere e appagamento in ciò che facciamo. Del resto, come diceva Confucio, “abbiamo due vite, la seconda inizia quando ci rendiamo conto di averne solo una”.

Imparare a far fronte al dolore e alle difficoltà del vivere è possibile. Dobbiamo e possiamo trovare la nostra risposta, ma per farlo dobbiamo imparare a conoscerci. E, spesso, per riuscirci, è necessario esplorare strade nuove. Può essere difficile, all’inizio, ma sicuramente ne varrà la pena. E tu cosa aspetti ad iniziare?

BIBILOGRAFIA

Harris. R. (2013) “Se il mondo ti crolla addosso” Erickson

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Anna Sari, psicologa

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