LE RAGIONI DEL SUCCESSO

Perché alcune persone falliscono e altre hanno successo? Perché alcune persone riesconle ragioni del successoo ad affrontare le avversità senza subirne eccessivamente le conseguenze mentre altri soffrono molto e a lungo? Certo, ci sono fattori quali le abilità personali e le circostanze che hanno un loro innegabile peso, eppure a un’analisi approfondita, tali fattori risultano insufficienti nello spiegare le differenze tra gli individui. L’argomento è stato studiato e approfondito a lungo dalla psicologia. Particolarmente interessanti, a mio avviso, sono le scoperte di M.P. Seligman, che attraverso approfondite ricerche sul comportamento e sullo stile di pensiero in ambiti molto diversi che riguardavano sia la realizzazione di importanti successi (in ambito lavorativo, sportivo, di realizzazione dell’individuo) che lo sviluppo della depressione, è giunto alla conclusione che le ragioni del successo risiedano nello stile ottimista di spiegarsi la realtà.

Seligman afferma due cose molto importanti: l’ottimismo è essenziale per il benessere e il successo. Ma soprattutto, l’ottimismo non è una disposizione innata, ma un’abilità appresa.

La persona ottimista di fronte al successo non ha dubbi, tutto dipende dalle proprie abilità e dall’impegno. Il successo è una prova della propria capacità di affrontare le sfide della vita, mentre il fallimento viene visto come un “incidente di percorso” dovuto alle circostanze

Il pessimista, al contrario, ridimensiona l’importanza del successo, minimizzando il proprio ruolo e sovrastimando il ruolo delle circostanze esterne, mentre si assume tutta la responsabilità del fallimento e la vive come una conferma di inadeguatezza.

Centinaia di ricerche mostrano gli effetti di questo tipo di atteggiamento: i pessimisti si arrendono più facilmente e cadono più facilmente in depressione, mentre gli ottimisti rendono meglio sul lavoro, nello sport e godono di miglior salute. Oltretutto, non è sempre facile capire se si è pessimisti e sono molte più le persone che vivono in modo pessimistico, rispetto a coloro che sono consapevoli di esserlo.

Secondo Seligman, alla base del pessimismo c’è l’impotenza. L’indipendenza e il senso di efficacia non sono prerequisiti di partenza dell’essere umano, che al contrario viene al mondo dotato di qualche riflesso innato e completamente dipendente da chi se ne prende cura. L’indipendenza e il senso di competenza sono dure conquiste per gli uomini e questo percorso inizia nell’infanzia e prosegue nella vita adulta.

E’ chiaro che la padronanza della realtà non può mai essere completa, perché non tutto è sotto il nostro controllo, ci sono fatti che possono solo essere accettati. Ma quando sopravvalutiamo la nostra impotenza ci affidiamo al governo di altre forze, e non siamo più padroni del nostro destino.

Dato che ottimismo e pessimismo influenzano le possibilità di successo e perfino la nostra salute e che ormai gli studi in ambito cognitivo dimostrano che è possibile cambiare le proprie abitudini di pensiero, val la pena di chiedersi quanto peso abbiano nella propria vita lo stile pessimista e lo stile ottimista.

Purtroppo ripetersi frasi motivanti e positive ha un effetto superficiale e spesso scarso: il punto sta in che spiegazioni ci diamo di fronte al fallimento. Cambiare i pensieri distruttivi rivolti a se nel fallimento e nelle avversità è un’abilità cruciale per il benessere. Bisogna modificare “l’impotenza appresa” cioè la reazione di rinuncia, la convinzione che qualunque cosa io posso fare non è importante agendo sul proprio stile esplicativo, che è il modo in cui ci spieghiamo il perché succedono le cose.

Tale stile può essere pessimista o ottimista ed è’ caratterizzato da tre dimensioni:

  • Permanenza: si riferisce alla durata nel tempo delle spiegazioni. Se gli eventi negativi vengono considerati come duraturi, lo stile è pessimista (ad. Es. “non ho abilità”), se il fallimento è attribuito a circostanze temporanee lo stile è ottimista (ad es. “il compito era difficile”).Il fallimento riguarda tutti gli esseri umani, ma alcuni si riprendono più velocemente. Tale differenza è spiegata proprio dalla dimensione della permanenza nello stile esplicativo. Se credi, invece, che i successi siano permanenti, cioè spiegabili con cause durature, sei ottimista (ad es. “sono una persona talentuosa”), se non permanenti, pessimista (ad es. “oggi è il mio giorno fortunato”)
  • Pervasività: se la permanenza si riferisce alla durata nel tempo, la pervasività si riferisce all’estensione nello spazio. Se il fallimento rimane circostanziato all’area in cui si manifesta lo stile è ottimista, se viene allargato agli altri campi dell’esistenza è pessimista. Ad esempio, una persona può andare incontro a un fallimento lavorativo e allargare il senso di inefficacia anche alle relazioni sentimentali. Quindi la permanenza spiega per quanto tempo ci si arrende, mentre la pervasività indica in quanti ambiti della vita si rifletterà il fallimento
  • Personalizzazione: riguarda l’attribuzione delle cause all’interno o all’esterno. Assumersi la responsabilità del fallimento porta a pessimismo e a una riduzione dell’autostima, mentre attribuire le cause del fallimento all’esterno è in questo senso protettivo. La personalizzazione però obbliga ad un cenno sulla responsabilità. Non essere capace di assumersi la responsabilità delle nostre azioni non porta a un maggior benessere psicologico. Quello che è negativo per il proprio sviluppo personale è assumersene troppa e soprattutto assumersela quando in realtà non è così. Se vogliamo agire per migliorare lo stile pessimista, più che sulla personalizzazione bisogna agire sulla dimensione della permanenza.

Quale credi sia il tuo stile esplicativo? Riesci a coglierne gli effetti sulle tue scelte personali? Uno psicologo potrebbe esserti di aiuto ad aumentare la tua consapevolezza al riguardo e a sviluppare un nuovo sguardo più… ottimista!

BIBLIOGRAFIA

Seligman M.P. (1996). Imparare l’ottimismo. Come cambiare la vita cambiando il pensiero

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Anna Sari, psicologa

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