LA PRATICA DELLA CONSAPEVOLEZZA

tree-569586_1280Nell’articolo “Autostima… che?” abbiamo introdotto il concetto di autostima e delle pratiche che la sostengono.

La coscienza, o consapevolezza, viene posta come questione centrale da molte discipline spirituali e filosofiche, e il risveglio come modalità di raggiungimento della vera felicità.

Ma cosa vuol dire essere consapevoli? Significa essere presenti, con la propria interezza di mente e corpo, alle situazioni che viviamo, nel qui e ora. Certo, ciascuno di noi affermerebbe di essere consapevole, di essere presente… ma lo siamo davvero?

Una forma evidente di mancanza di consapevolezza è la negazione. E’ il non voler prendere atto dell’esistenza di un problema, del fatto che le cose non vanno. Succede tutte le volte in cui pensiamo che dovremmo fare una cosa, ma ci distraiamo con altro, o rimandiamo. E ogni volta che facciamo questo, infliggiamo un piccolo colpo alla nostra pratica di consapevolezza e alla nostra autostima.

La consapevolezza implica il rispetto per i fatti della realtà, siano essi interni o esterni, ed è necessario non fare confusione tra i due piani. Non è la mia paura a rendere una circostanza pericolosa e non è il desiderio a rendere opportuna una scelta. Ma allora come fare a non perdersi tra soggettivo e oggettivo, tra la necessità di non trarsi in inganno e di riconoscere il vero se?

La pratica della consapevolezza richiede alcuni sforzi da parte nostra:

  1. Un atteggiamento orientato alla conoscenza, all’apertura mentale, alla gioia nell’esercizio delle proprie funzioni mentali di comprensione e ragionamento
  2. Essere calati “nel momento” senza perdere di vista il contesto più ampio: significa fare quello che si sta facendo nel momento in cui lo si fa, è l’atteggiamento “mindfulness” di presenza a sé e all’ambiente di cui si sente molto spesso parlare.
  3. Prendere atto dei fatti rilevanti della realtà, resistendo all’impulso di negare o evitare le realtà dolorose
  4. Distinguere tra fatti, interpretazioni ed emozioni: la consapevolezza di questi diversi piani di realtà aiuta ad utilizzare le emozioni come motivo di aumento di consapevolezza, anziché considerarle come qualcosa di indipendente da noi
  5. Preoccuparsi di verificare se le proprie azioni siano in linea con i propri obiettivi: è fondamentale correggere le incoerenze tra ciò che vorremmo fare e ciò che effettivamente facciamo. E’ anche importante essere sensibili alle modifiche dell’ambiente che ci circonda e imparare a integrarle nei nostri piani di azione
  6. Insistere nel tentativo di capire nonostante le difficoltà: anche davanti alla difficoltà è importante imparare a non gettare la spugna, ma compiere sforzi per migliorare la comprensione delle situazioni. Ci saranno momenti in cui secondo i nostri valori e obiettivi sarà più saggio scegliere di rinunciare, ma, appunto, anche questa deve essere una decisione cosciente
  7. Essere disponibili a riconoscere e correggere gli errori
  8. Preoccuparsi di capire il mondo intorno a noi: la realtà fisica, culturale, sociale e politica hanno un effetto sulle nostre vite. Disinteressarsi alla comprensione di questi aspetti significa non ampliare la propria consapevolezza personale
  9. Preoccuparsi di capire la realtà esterna, ma anche quella interna: la realtà dei propri bisogni, aspirazioni e motivazioni, in modo da non essere estranei a noi stessi: spesso siamo noi stessi a rinnegare i nostri bisogni, a razionalizzare le emozioni e intellettualizzare i comportamenti. Ciò comporta di rimanere nella situazione che ci lascia insoddisfatti, sia essa una relazione frustrante o un lavoro che ci mortifica, proprio perché non usiamo la consapevolezza per conoscere noi stessi
  10. Preoccuparsi di capire i valori che ci guidano e le loro radici, in modo da non essere mossi da valori adottati irrazionalmente o accettati in modo acritico dagli altri

Ogni comportamento che ci allontana dalla consapevolezza, ogni tentativo di rifugiarsi in un mondo di illusioni, abbassa la nostra autostima e ci allontana da quello stato di benessere che desideriamo. L’unico antidoto a questa cronica insoddisfazione e cercare sempre di espandere la consapevolezza (cioè impegnarsi ad apprendere) e quindi impegnarsi a crescere e a farne uno stile di vita.

Certo la consapevolezza non è uno stato che si raggiunge ad un certo punto e che dura per tutta la vita. E’ una conquista giorno per giorno, che si basa su sforzi volontari e consapevoli, che costano fatica, ma che permettono di guadagnare uno stato di benessere che non ha scorciatoie per essere raggiunto.

Fortunatamente abbiamo degli strumenti a disposizione per raggiungere lo scopo. Uno di questi, importantissimo e spesso trascurato, è il nostro stesso corpo. Lavorare sulla consapevolezza corporea, attraverso esercizi di rilassamento, respirazione, attivazione e meditazione fornisce la base per liberare una consapevolezza bloccata. Completare questo lavoro con delle riflessioni, autonome o accompagnate da un professionista capace, offre la reale opportunità di un cambiamento coerente con i propri principi e con la propria vera essenza.

 

BIBLIOGRAFIA

Branden, N. (1994) I sei pilastri dell’autostima. Tea

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Anna Sari, psicologa

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