ALLA SCOPERTA DELLE EMOZIONI: LA RABBIA

“La rabbia è una follia momentanea, quindi controlla questa passione o essa controllerà te.”

Omero              bomb-477229_1280

Fin dai tempi antichi la capacità di controllare le proprie passioni era considerata una virtù dell’uomo, indicata come temperanza. Le emozioni dovrebbero essere appropriate alle circostanze, né troppo tenui, né troppo intense, e con una durata consona all’evento che le ha scatenate. Abbiamo già visto come la capacità di riconoscere e quindi di agire con consapevolezza sulle emozioni sia molto importante per il benessere personale, e questo è assolutamente vero per la rabbia, emozione connotata negativamente e capace di scatenare conseguenze rilevanti per sé e per gli altri.

Le circostanze capaci di suscitare sentimenti di rabbia sono tante, dallo sconosciuto che ci taglia la strada al volante al risentimento nei confronti di un partner percepito distante, alla rabbia scatenata dalle ingiustizie sociali. E’ un’emozione con un forte potere attivante, alimentata dai nostri pensieri al riguardo, pensieri che possono alimentarla in un senso distruttivo o costruttivo.

A livello fisiologico, la rabbia è connessa alla reazione di “combattimento o fuga” scatenata da una minaccia reale o simbolica. Tale attivazione segue due vie: una rapida e che prepara a rispondere con comportamenti di attacco o con il ritiro e si risolve velocemente; la seconda, più duratura, provoca un’attivazione corticosurrenale generalizzata che può durare diverse ore o giorni e che mantiene il cervello pronto all’azione (questo spiega come mai persone sottoposte a stress, di qualsiasi natura, che parimenti inducono un’eccitazione corticosurrenale, siano più inclini alla collera). Le neuroscienze hanno appunto evidenziato questo meccanismo: quando l’organismo è già attivato e interviene uno stimolo capace di sollecitare una reazione, l’emozione percepita successivamente, che si tratti di rabbia o angoscia, è particolarmente potente, e capace di innescare una catena che si autoalimenta generando un’escalation di rabbia. Questo stato di sovraeccitazione rende più difficile l’uso del pensiero razionale, spingendoci verso risposte comportamentali più primitive.

La rabbia si compone quindi di aspetti che si manifestano a livello corporeo come uno stato di attivazione e di aspetti mentali che riguardano l’attribuzione di significato alla circostanza che ha scatenato la rabbia e i successivi pensieri che sostengono l’emozione stessa, alimentando il circolo della rabbia.

E’ quindi importante imparare a riconoscere la rabbia nel momento in cui ci coglie, ascoltando sia i segnali che mostra il corpo sia soffermandosi sui pensieri che alimentano la rabbia, provando a trovarne di alternativi che consentano di rivalutare la situazione, o di indirizzare la rabbia verso azioni costruttive e non distruttive. Perché questo sistema sia efficace deve però intervenire subito, prima che l’azione abbia preso il sopravvento e su livelli di rabbia moderati. Per questo è preferibile un altro stratagemma che consiste nell’allontanarsi dallo stimolo che provoca rabbia e aspettare il completo ritorno a una situazione fisiologica di calma. Durante questo periodo di stacco è necessario distrarsi dai pensieri che potrebbero alimentare la rabbia, preferibilmente con attività piacevoli. A questo scopo possono tornare utili attività fisica (correre, passeggiare, fare sport) o diverse tecniche di rilassamento o di meditazione.

Nel senso comune anche lo sfogare la rabbia con gesti aggressivi (con una discussione, o all’estremo con insulti o violenza fisica) può aiutare a stare meglio. In realtà però studi dimostrano che ciò può essere vero solo se la collera è rivolta direttamente all’oggetto che l’ha provocata e che l’azione abbia l’effetto di riparare a un’ingiustizia. Lasciare sfogo alla rabbia non consente però in alcun modo di raffreddarla, anzi ne prolunga l’azione. E’ quindi molto più funzionale raffreddarla e solo poi rivalutare la situazione in una prospettiva che consenta di usare l’emozione per agire in senso costruttivo.

Le emozioni svolgono un ruolo fondamentale nello sviluppo dell’individuo; tentare di sopprimerle priverebbe della guida che le risposte emozionali ci offrono nei confronti della vita.

Per questo è importante sviluppare consapevolezza circa la loro presenza e il loro modo di manifestarsi nella cornice offerta dalla propria particolare esperienza individuale, del proprio sistema di credenze e della propria personalità, perché possano essere non un ostacolo sul percorso, ma alleate nel raggiungimento dei propri obiettivi.

 

BIBLIOGRAFIA

Goleman D. (1996) Intelligenza Emotiva, R.C.S, Milano

Legrenzi P. (a cura di) (1997) Manuale di Psicologia Generale, Il Mulino

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Anna Sari, psicologa

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