FACCIAMO PRATICA CON L’AUTOSTIMA

In alcuni articoli precedenti abbiamo affrontato il tema di come migliorare l’autostima, sottolineando come alcune pratiche, nel senso di un agire prolungato nel tempo, possano sostenerla. In particolare si trattava della pratica della consapevolezzamigliorare l'autostima, dell’accettazione e della responsabilità. A completare il quadro, ci sono ulteriori pratiche che si possono osservare osservare.

Innanzitutto la pratica dell’affermazione di sé. Affermarsi significa essere sé stessi, nel rispetto dell’altro e del contesto (modalità di essere descritta come assertiva). Purtroppo tale pratica, che potrebbe risultare ovvia, è ben difficile da attuare. L’affermazione di sé infatti ha come prerequisito la comprensione, l’accettazione e la responsabilità verso di sé. Molto spesso cediamo alle pressioni esterne, celiamo qualche nostro aspetto che temiamo possa essere considerato indesiderabile oppure fantastichiamo su quello che potremmo fare senza mai metterlo in opera… L’affermazione di noi stessi si inserisce in contesti dove ci sono vincoli oggettivi e altre persone. Per potersi affermare è necessario affrontare tali aspetti con la giusta dose di aggressività (intendendo la disposizione istintuale che orienta a conquistare e difendere il proprio territorio fisico, psichico e sociale, e non inteso come aggressione ai danni altrui), con il coraggio che richiede credere in se stessi, piuttosto che cedere alle pressioni dell’ambiente.

Segue la pratica di darsi un obiettivo, utilizzando le proprie risorse per raggiungerlo, qualunque esso sia. E’ importante che i nostri obiettivi siano praticati: il fantasticare purtroppo non accresce l’autostima. Tale pratica ha anche un corollario, che è quello dell’autodisciplina, che ci consente di organizzare il nostro comportamento intorno a compiti specifici. Questo non vuole togliere valore al riposo come obiettivo di per sé; per poter raggiungere i propri scopi, per poter vivere una situazione di benessere, l’azione e la rigenerazione devono controbilanciarsi, orientandoci verso il fare, ma anche verso il contemplare e il godere del presente.

Infine la pratica dell’integrità personale. Integrità significa coerenza, integrazione tra ideali, convinzioni, credenze e comportamento. Quando il nostro comportamento tradisce noi stessi, la nostra autostima subisce un colpo. Poco importa se tale contrasto è noto solo a noi: l’autostima è nostra, e solo nostro, in definitiva, il giudizio che conta. Quando ci accorgiamo di aver agito in modo non conforme ai nostri valori, spesso proviamo un sentimento, il senso di colpa. Il senso di colpa raramente ha veramente a che fare con la responsabilità personale; spesso ci sentiamo in colpa per accadimenti che sono fuori dal nostro controllo. E’ quindi molto importante imparare a praticare la responsabilità, per sostenere l’integrità personale. Può comunque capitare di accorgersi di avere effettivamente avuto un comportamento che tradisce noi stessi e di cui abbiamo la responsabilità. In questo caso dobbiamo riconoscere di essere stati noi a compiere quella determinata azione, assumendocene la responsabilità. Perché ci siamo comportati in quel modo? Questa domanda è fondamentale, ma non serve né a giudicarci né a fornirci degli alibi per il nostro comportamento. Se nelle nostre azioni abbiamo coinvolto altre persone dovremmo mostrare loro di aver compreso le conseguenze dei nostri gesti e fare ciò che è possibile per riparare alle conseguenze.

Potrebbe anche capitare l’inverso, ossia di sentirsi a disagio comportandosi come prescritto dai propri valori di riferimento. Questo capita perché nel percorso che porta a svilupparsi come esseri umani, a conoscersi pienamente e ad accettarsi per ciò che si è, si attraversano fasi dove le nostre convinzioni subiscono alcune importanti pressioni esterne (familiari, sociali, culturali), da qui i diffusi problemi di autostima che mi spingono a parlare di queste pratiche.

Quando capita di trovarsi in questa situazione, bisogna avere il coraggio di mettere in discussione i propri standard e le proprie convinzioni, per approfondire la consapevolezza di sé e del proprio sentire.

La pratica della consapevolezza, dell’accettazione, della responsabilità, dell’affermazione di sé, del darsi un obiettivo e dell’integrità personale, sono tutte insieme elementi indispensabili di una buona autostima. Vediamo quindi che il benessere dell’individuo necessita di un approccio globale, dove pensieri, azioni ed emozioni si esprimano liberamente, sollecitando la nostra capacità di osservazione e conoscenza di noi stessi. A volte il linguaggio che usiamo per parlare a noi stessi non ci risulta comprensibile nell’immediato, ma facendo un po’ di pratica… 😉

BIBLIOGRAFIA

Branden, N. (1994) I sei pilastri dell’autostima. Tea

Valcarenghi, M. (2003)L’aggressività femminile. Bruno Mondadori.

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Anna Sari, psicologa

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