QUANDO LA RABBIA È TROPPA

quando la rabbia è troppaProsegue il nostro viaggio di esplorazione delle Neuropersonalità. Dopo la Neuropersonalità fisica passiva, è il turno della Neuropersonalità fisica attiva. Questa Neuropersonalità è caratterizzata da un eccesso del sistema della rabbia/potere. Quando la rabbia è troppa.

La rabbia è un sistema emotivo molto importante. È un’emozione viscerale, connessa al cervello rettile.

Essa è fondamentale per difendersi. Quando la rabbia è ben integrata nella persona, diventa l’energia che sostiene il nostro andare per il mondo. Senza rabbia non potremmo difenderci. Non potremmo neanche avere la spinta a realizzare la nostra vita. La rabbia però è un’emozione molto condizionata dalla società. È spesso repressa e riceve una connotazione negativa. Ed è sicuramente vero che l’aggressività e la violenza sono facce negative del sistema della rabbia/potere. Spesso chi è poco in contatto con il proprio potere tende a reprimere questo tipo di sensazioni. Il rischio è che spesso esplodano tutte in un colpo in una sfuriata. Un altro modo in cui il sistema della rabbia/potere può essere in squilibrio è quando è in eccesso.

Quando la rabbia è troppa. Questo è propriamente il caso della Neuropersonalità fisica attiva.

In questo caso la rabbia diventa uno stile di interazione. Si usa aggressività con gli altri, solitamente con coloro che sono percepiti come meno forti. Lo stile di interazione è dominante, egoista, possessivo, geloso, autoritario. Oppure quando la rabbia è troppa diventiamo ribelli, sfidanti, duri. Quando la rabbia è troppa è difficile avere relazioni soddisfacenti. Ed è un problema anche per chi è in relazione con noi. Purtroppo chi ha una personalità fisica attiva difficilmente si rende conto del problema. Quando la rabbia è troppa si tende ad addossare agli altri le colpe. Arrabbiarsi è percepito come giusto, e si fatica a rendersi conto del fatto che l’aggressività spesso non facilita la soluzione dei problemi, anzi li esacerba.

Quando la rabbia è troppa è importante imparare a percepire la rabbia, innanzitutto nel corpo.

Come si presenta la rabbia? È una sensazione calda o fredda? Cosa succede nella pancia, nel cuore, nella testa quando c’è la rabbia? Quali pensieri la accompagnano? Importante è imparare a sfogare questa rabbia in modo che non sia dannosa per nessuno, né per sé né per gli altri. Imparare a riconoscerla e sfogarla da soli inizia ad evitare di esprimerla in modo eccessivo nelle relazioni.

quando la rabbia è troppaQuando la rabbia è troppa di solito funziona come meccanismo di difesa.

Spesso il sistema della rabbia è in eccesso in persone che hanno vissuto situazioni difficili e hanno dovuto imparare a difendersi presto. Oppure è in eccesso in persone che hanno vissuto un clima familiare caratterizzato da rabbia, se non addirittura da violenza. Sarà quindi molto utile contattare ed esprimere il dolore che sta sotto a questo stile di difesa. Generalizzando possiamo dire che essere arrabbiati consente di non sentire il proprio dolore.

Come intervenire quando la rabbia è in eccesso?

Quando la rabbia è troppa il sistema nervoso è difficilmente in equilibrio, quindi un primo step di lavoro riguarda le pratiche di energetica dolce e forte. Queste pratiche consentono di esprimere almeno in parte l’energia e riportare un po’ di equilibrio. Fondamentale sarà la pratica della Mindfulness, per prendere contatto con l’emozione nel corpo e costruire con la pratica la centratura necessaria ad osservare l’emozione quando si presenta nella vita quotidiana. Quando la rabbia è troppa anche il cuore ne risente. Un successivo step di lavoro riguarderà il contatto con le emozioni più delicate del sistema della cura e della tristezza. 

Il lavoro con la rabbia è un lavoro delicato.

Spesso è fondamentale avere un supporto adeguato per poter essere affrontato. Purtroppo però, le Neuropersonalità fisiche attive tendono a non richiedere supporto per migliorare il proprio rapporto con la rabbia. Quindi, se pensi di aver a che fare con una persona con queste caratteristiche, è bene preoccuparsi di sviluppare dei comportamenti utili a non subire la durezza e l’aggressività frequente in tali persone.

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Anna Sari, psicologa

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