Lo scopo di questo articolo è offrire una sintesi che chiarisca il funzionamento dell’ approccio corporeo integrato. Affronterò anche il tema del suo utilizzo e dell’utilità di questo approccio.
L’ approccio corporeo integrato in psicologia parte da un assunto molto importante. L’essere umano funziona come un’unità psicosomatica di mente, corpo ed emozioni. Non è scisso in componenti distinte. È vero però che spesso tale unità psicosomatica non è percepita dalle persone. Quindi una parte del lavoro viene dedicata proprio a ricostituire questa unità funzionale di base.
Ognuno di noi ha una personalità, che è lo strumento espressivo di sé stessi nella quotidianità.
Nell’ approccio corporeo integrato si parla di Neuropersonalità. Le evidenze scientifiche hanno consentito di formulare un modello che attribuisce ad ogni Neuropersonalità tendenze emotive e comportamentali, basate sulla predominanza di certi circuiti neuroanatomici e degli specifici neurotrasmettitori.
Esistono Neuropersonalità legate al cervello rettile, e quindi più “fisiche”, corporee. Altre legate al cervello limbico e connesse con le emozioni più sociali. Infine ci sono Neuropersonalità legate alla neocorteccia e più “mentali”. Ciascuna di queste aree è ulteriormente differenziabile in due versanti. Uno è quello relativo all’attivazione del sistema nervoso simpatico, che sostiene l’attività e l’azione. L’altro è relativo al sistema nervoso parasimpatico, che sostiene il rilassamento e il riposo.
Ogni Neuropersonalità è presente in ciascuno di noi, in quanto ciascuno di noi dispone dei circuiti neurofisiologici necessari per esprimerle.
È però vero che abbiamo una Neuropersonalità di base, che in un certo senso ci caratterizza. In stato di buon funzionamento generale, questa personalità di base è ben integrata con le altre polarità. Purtroppo però la norma è una certa rigidità nell’uso della Neuropersonalità che ci caratterizza. Maggiore è lo stato di malessere del sistema mente-corpo-emozioni e maggiore sarà la rigidità degli schemi comportamentali usati. Ciò significa che la persona perde la naturale flessibilità e fluidità che consente di affrontare nel migliore dei modi le varie situazioni della vita.
Provo a spiegarmi con un esempio.
Chi ha una neuropersonalità legata al cervello emotivo e al sistema del rilassamento è orientata alla cura e all’amorevolezza. Quando questa Neuropersonalità è ben integrata con le altre, essa saprà prendersi cura degli altri, ma non trascurerà se stessa. Quando si è in una situazione di squilibrio questa Neuropersonalità tende a diventare troppo orientata alla cura degli altri. Trascura i propri bisogni e necessità. Ciò significa che tenderà a far fatica a dire di no, che tenderà a sacrificarsi per l’altro. Probabilmente soffrirà in modo eccessivo per le situazioni di rottura affettiva o relazionale. Tale squilibrio può ulteriormente peggiorare in una situazione di palese dipendenza affettiva, che può portare a disagio e compromissione della qualità della vita.
Oppure, chi ha una Neuropersonalità di base sempre collegata al cervello emotivo, ma sul versante attivo, è orientata al gioco e alla socializzazione. Quando la Neuropersonalità è ben integrata, essa risulterà una persona simpatica e socievole. Ma sarà comunque capace di serietà e responsabilità quando le circostanze lo richiedono. Quando la Neuropersonalità è in leggero squilibrio tenderà a rifugiarsi eccessivamente nello scherzo, nel gioco e nelle attività sociali per distrarsi dalle emozioni sgradevoli. Tale squilibrio può aggravarsi verso una mancanza di assunzione di responsabilità, all’uso di sostanze stimolanti quali alcool e droghe, fino ai disturbi narcisistici ed istrionici di personalità. Questi esempi non sono assolutamente esaustivi, ma servono a rendere l’idea della differenza tra lo stato di integrazione e lo stato di squilibrio della Neuropersonalità.
Lo stato di integrazione si basa sulla presenza di un senso di Sé stabile ed equilibrato.
Tale senso di Sé appoggia sulla buona comunicazione tra i tre cervelli (corporeo, emotivo e mentale). Quando si vive in questa condizione di equilibrio si ha una percezione piacevole del proprio corpo. Con piacere corporeo intendo il semplice piacere di mangiare, di dormire, di fare l’amore… Si percepiscono ed esprimono le varie gamme emozionali di base (paura, rabbia, tristezza, amorevolezza, gioco, creatività, logica). Si riconosce la ricchezza e la complessità del proprio vissuto a livello mentale. Una semplice pratica che consente di rinforzare questo senso di Sé è la Mindfulness Psicosomatica.
Mano a mano che questo senso di Sé si compromette irrigidiamo sempre di più i nostri schemi emotivi e comportamentali oltre che i nostri pensieri e i nostri giudizi. Ciò avviene a causa delle esperienze di vita dolorose, dei condizionamenti e dei giudizi che riceviamo nel corso della vita, soprattutto nella delicata fase dell’infanzia.
Di conseguenza non viviamo più in una condizione di fluidità e flessibilità. Il piacere del semplice vivere del corpo si chiude, il cuore si chiude e la mente si iperattiva. Abbiamo la sensazione di non poter mai interrompere il flusso dei pensieri. Ciò ci mette in uno stato di ansia, più o meno disturbante.
L’ approccio corporeo integrato porta equilibrio nel funzionamento del sistema nervoso. Consente di entrare in contatto con le proprie emozioni, di percepirle nel corpo e di integrarle nella propria consapevolezza.
Partendo da un lavoro delicato, si comincia con un riequilibrio dei sintomi più evidenti dello stress. Si riduce l’iperattività mentale e si riapre la sensibilità del corpo. Lo step successivo riguarda il lavoro sulle emozioni. Spesso nella nostra vita abbiamo subito situazioni di giudizio, di obbligo, di limitazione della nostra spontaneità. Ciò ha portato ad inibire i sistemi che venivano giudicati o repressi. Ad esempio, a volte i bambini ricevono giudizi negativi se sono troppo giocosi o socievoli (stai al tuo posto! Non fare lo stupidino!). Oppure se si arrabbiano, oppure se piangono (te lo do io un buon motivo per piangere!). Spesso viene frustrata la creatività (hai la testa tra le nuvole) o l’intelligenza (cosa ne vuoi sapere tu che sei piccolo).
Questi giudizi reiterati, per quanto ci possano apparire “normali”, in realtà ci condizionano sottilmente nei comportamenti e nelle emozioni. Più forti e rigidi saranno stati questi condizionamenti, maggiore sarà la nostra difficoltà ad essere spontanei.
Inoltre tutto ciò ci porta dolore. La conseguenza è la chiusura il cuore e la perdita di parte del senso di Sé che consente di ben governare l’intero sistema psicosomatico.
Attraverso l’ approccio corporeo integrato è possibile riprendere contatto con le emozioni, imparare a riconoscerle e ad esprimerle in un contesto protetto e sicuro, con la presenza empatica e non giudicante dello psicologo opportunamente formato. Tale formazione comprende una preparazione teorica approfondita, ma soprattutto, moltissima pratica e lavoro su di sé, sui propri blocchi ed emozioni difficili. Data che si tratta di un approccio corporeo integrato, anche le pratiche e le tecniche utilizzate nel percorso col paziente integrano metodi diversi. Si usano pratiche corporee (Mindfulness sul respiro, esercizi di energetica dolce e forte, movimento). Lavoro diretto alle emozioni (ascolto delle emozioni nel corpo, riconoscimento ed espressione delle emozioni, con gradi diversi di intensità a seconda della situazione). Comprensione e integrazione del lavoro a livello mentale tramite il colloquio.
L’ approccio corporeo integrato è uno strumento flessibile per rispondere ai bisogni del paziente, che consente delicatamente, ma con efficacia, di ripristinare l’equilibrio naturale di mente, corpo ed emozioni.
Cosa succede se, percependo un disagio fisico, emotivo o psicologico, non intraprendo un percorso?
Nella migliore delle ipotesi rimarrò nella condizione in cui mi trovo. Spesso però, in realtà i sintomi tendono ad aggravarsi. Gli schemi comportamentali, emotivi e psicologici si irrigidiscono ulteriormente. Ciò rende più lungo e difficile il lavoro per ripristinare il senso di Sé e l’integrità del sistema psicosomatico.
Considero l’ approccio corporeo integrato un sistema di lavoro molto valido ed efficace, flessibile ai bisogni del paziente e capace di andare in profondità grazie all’utilizzo delle pratiche di consapevolezza come la Mindfulness.
BIBLIOGRAFIA
N.F. Montecucco (2010) “Psicosomatica Olistica” Ed. Mediterranee
S. Ghiroldi (2018) “Il corpo e la riparazione del Sé” Ed. Alpes
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